Per l’Università scatta l’ora del piano integrato della performance
Sono state pubblicate per la consultazione pubblica che terminerà il 26 giugno 2015 le linee
guida per la gestione integrata delle performance negli atenei. Si tratta di un documento molto
complesso che cerca di rispondere in primis ai nuovi compiti assegnati dalla legge all’Anvur. Si
ricorda che nell’estate del 2013 l’Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e
della ricerca ha acquisito nuove competenze in materia di valutazione delle attività
amministrative degli atenei e degli enti di ricerca vigilati dal Miur. Affiancando questa nuova
attività alle proprie funzioni di valutazione esterna della didattica e della ricerca, l’Agenzia ha
impostato il nuovo ruolo in una prospettiva sistemica. In particolare queste linee guida possono
esser lette come la necessità riconosciuta di tener conto delle specificità del mondo
dell’università e della ricerca. Tale interpretazione dovrebbe essere ulteriormente rafforzata
dalla recente riforma della Pa attualmente in discussione in Parlamento e dalle istanze di
riordino della disciplina per la gestione della performance stabilite dal Dl 90/2014 (convertito
poi, con modificazioni, dalla legge 114/2014), in cui viene attribuito al dipartimento della
Funzione pubblica un nuovo ruolo di indirizzo all’interno della nascente Rete nazionale per la
valutazione delle altre amministrazioni pubbliche.
I principi a cui attenersi
Il documento fornisce indicazioni operative alle università italiane per la gestione e la
valutazione delle attività amministrative, seguendo i principi di semplificazione e integrazione,
nel rispetto dell’autonomia garantita all’università̀ dall’articolo 33 della Costituzione (che la
differenzia, all’interno del comparto, dagli enti pubblici di ricerca e in generale da tutte le
pubbliche amministrazioni italiane). Tra le novità più importanti si rinvengono alcune esigenze
più volte espresse dal Codau che ha evidenziato le singolarità degli atenei, recepita anche
all’interno della legislazione di fonte primaria, basata su due specifiche logiche, diverse e
complementari:
– la logica accademica, basata su principi di autonomia e autoregolazione del lavoro di tipo
professionale (in senso lato);
– la logica tecnico-amministrativa, basata su principi di organizzazione gerarchica e
orientamento agli obiettivi.
Ne consegue ad esempio l’idea del c.d. “Piano integrato” caratterizzata da una nozione
“allargata” di performance, intesa non tanto come l’insieme delle attività̀ ordinarie e ripetute
dell’amministrazione osservabile attraverso i suoi prodotti tipici (output), quanto piuttosto come
la capacità delle università̀ di relazionarsi dinamicamente con il mondo esterno in modo
reciprocamente vantaggioso, duraturo e sostenibile (outcome e impatto).
Le cinque azioni da individuare
Il Piano che viene descritto nella bozza delle linee guida dovrà essere redatto secondo i criteri di
valutazione indicati qui di seguito, suddivisi nelle cinque sezioni minime ritenute necessarie per
una corretta gestione del ciclo della performance.
1.Integrazione con la programmazione strategica
– Riferimenti espliciti e coerenti con l’ultimo aggiornamento del documento di programmazione
strategica triennale;
– presenza all’interno del documento di programmazione triennale del riferimento alla
performance, alla trasparenza e anticorruzione e agli obblighi connessi. In particolare grande
spazio verrà dato alla gestione delle aree di rischio secondo i principi contenuti nelle direttive
europee.
2.Performance organizzativa
– Presenza, grado di articolazione e pertinenza degli obiettivi operativi;
– adeguatezza del processo di costruzione e condivisione degli obiettivi (partecipazione attiva di
tutte le strutture dell’amministrazione)
– coerenza interna tra i diversi obiettivi (identificazione e gestione dei trade off);
– sostenibilità̀degli obiettivi rispetto alle risorse disponibili e all’orizzonte temporale;
– metodologia dell’analisi del benessere organizzativo, esiti e utilizzo dei risultati.
3.Analisi dei rischi
– Rispondenza della analisi alle norme vigenti e alle direttive Anac;
– coerenza dell’analisi dei rischi rispetto alla programmazione strategica di ateneo;
– raccordo non formale con la pianificazione della performance organizzativa e individuale.
4.Trasparenza e anticorruzione
– Rispondenza della analisi alle norme vigenti e alle direttive Anac;
– coerenza del Piano rispetto alla programmazione strategica di ateneo;
– raccordo non formale con la pianificazione della performance organizzativa e individuale.
5.Performance individuale
– Metodologia nell’assegnazione degli obiettivi alle diverse unitàoperative (uffici) e
nell’attribuzione dei risultati;
– utilizzo coerente della misurazione dei risultati per l’assegnazione dei premi;
– argomentazioni ed evidenze a supporto della scelta (eventuale) di non procedere alla
valutazione della performance individuale.
In buona sostanza una mezza rivoluzione o meglio un tentativo sacrosanto di razionalizzare i
vari documenti di programmazione e i vari adempimenti a carico degli atenei. Ci si augura che
gli obiettivi di semplificazione siano alla fine coerenti e vadano nella direzione di rafforzare
l’autonomia e la specificità delle università.